Non appena laureato, un giovane e ricco medico occidentale dilapida la sua fortuna in un lungo viaggio per conoscere le pratiche rituali dello sciamanesimo sulle tracce delle superstiti popolazioni di cacciatori-raccoglitori; un mondo contrapposto a quello artificiale in cui spadroneggia l’uomo avido, ormai del tutto privo di connessioni tra anima e animato.

Ospite di una famiglia mongola in Kirghisia, riceve da uno sciamano itinerante una notizia sconvolgente: ha “un grumo in gola” che lo ucciderà in poco tempo. Scettico nei confronti della “scienza medica”, corre disperatamente all’estremo nord-est della Siberia presso uno sciamano ciucki, depositario dei rituali della tribù e capace di invocare lo spirito della foresta che lo libererà dall’orribile male, celebrando il primato della magia antica sull’arida razionalità moderna.

La lotta contro i tentativi della mafia russa di accaparrarsi il prodigioso potere segreto di preveggenza e guarigione dei ciucki rivelerà appieno la sacralità di una visione della vita di cui natura, animali e uomo sono parte.

Per rispettare il voto fatto allo sciamano, il medico conquista la vetta del Gasherbrum III, la “bellissima montagna” pakistana.

La scalata all’ottomila, in cui anche il più piccolo errore può essere fatale, rappresenta l’omaggio allo spirito che vi dimora e l’occasione per cogliere il senso vero dell’esistenza, in uno scenario dove il confine tra la vita e la morte si fa sottile come il crinale che porta alla cima del Gasherbrum.