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I LANCIERI DI MONTEBELLO

Una storia reggimentale

Il reggimento dei Lancieri di Montebello rimase a lungo a Parma. Prima all’indomani dell’unità d’Italia poi in piena belle époque (1908-1920), ora mescolandosi amorevolmente alla popolazione, ora distribuendo piattonate, secondo gli ordini che ricevevano, ma soprattutto sempre pronti a partire, sotto i chepì dagli svettanti pennacchi neri, per qualsiasi fronte ove l’Italia li chiamasse.

Parma è città equestre per eccellenza, da quando, nel 1200, il duca Pier Luigi I allevava cavalli bellissimi in Val D’Enza, a quando Don Filippo faceva altrettanto nella zona di Golese, presso Colorno. Da quando ai “Lancieri di Montebello” si alternarono i “Lancieri di Milano” e i “Lancieri di Novara”, a quando, nel 1898, il capitano Federico Caprilli, nel maneggio della Pilotta, inventò il “Sistema dell’equitazione naturale”, per il quale è ancor oggi famoso nel mondo, e il conte Enrico Giacobazzi Fulcini ne cantò le glorie sulla Gazzetta dell’Emilia.

E' ormai cosa rara veder pubblicata una storia reggimentale. Dello spirito militare ci si ricorda a fatica, quando dall’estero rimpatriano, anche di recente, le salme dei nostri soldati, morti in spirito d’obbedienza. Ancor più raro è leggere dell’arma nobile, la Cavalleria, della quale si trovano tracce solo nei resoconti parlamentari del primo Novecento. Invece, dei vecchi reggimenti, spesso così connaturati con le città che li ospitavano, si dovrebbe tener viva la memoria, perché fanno parte della nostra storia, del nostro passato e spesso, come nel caso del Montebello, del nostro presente. (dalla prefazione di Lucio Lami)

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creato:giovedì 4 giugno 2009
modificato:martedì 21 marzo 2017