Il 13 maggio 1978 viene pubblicata la Legge 180, nota come “Legge Basaglia”. Da questa data epocale le riflessioni sul concetto di malattia si sono infittite proponendo nuove strategie terapiche e nuovi linguaggi. Ma, soprattutto, una nuova concezione di cura, capace di avvicinarsi al malato inteso come individuo, attenta a includere il disagio e la vulnerabilità nel vivere comune come varianti costitutive dell’uomo “animale sociale”. Nuove storie di uomini e donne che parlano di sé e che intraprendono, nella comunicazione felice con il terapeuta, il necessario viaggio verso una integrazione che è sinonimo di libertà. Così come è un viaggio, attraverso tempi e luoghi diversi, quello che ci invita a fare l’autrice di questa Fuga dalla follia, ponendoci in ascolto delle voci metalliche che rimbombano all’interno dell’ospedale psichiatrico di Colorno negli anni Sessanta e Settanta e di quelle che risuonano, prima incerte poi sempre più serene, nel suo studio di psichiatra ai giorni nostri.Per ricordare e ricordarci, anche rileggendo la Legge Basaglia qui riproposta integralmente, che per arrivare a star bene, sono auspicabili tempi e modi giusti, connonati da una giusta lentezza e una giusta vicinanza perché, ora, “la storia si scrive a più voci: quella del paziente, quella dei suoi familiari, quella di chi cura”.