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DIARIO CLANDESTINO 1943/1945
Il prigioniero 6865 non dimentica di essere un uomo
PARLIAMO TANTO DI ME
- 88-88710-15-9
- Zavattini Cesare
- 2003
- 78
- Biblioteca Parmigiana del Novecento
- Disponibile
- € 4,90
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Un racconto di facile lettura, apparentemente leggero come una piuma, con una trama appena suggerita. Diresti che qui il piacere di narrare storie e di inventarne ancora e ancora sia fine a se stesso, ma ogni immagine, ogni passaggio e tutti i dialoghi, sotto la cifra di un umorismo quasi infantile, fanno pensare alla morte con una malinconia mai disperata, commossa sì, ma insieme ottimista. Ci si muove in una atmosfera a metà tra reale e irreale, dove tutto è possibile, persino esorcizzare la morte attraverso la magia, il sogno, o i passi senza peso di un bambino che corre lungo i vialetti puliti di un camposanto. La forma breve del narrare, spesso in prima persona, calza a pennello, assecondando il gusto zavattiniano per le gag, le trovate comico-surreali. È già uno stile che avrà storia, e forse alla lontana può far venire in mente un nome, Chaplin/Charlot.
Cesare Zavattini nasce da qui, da questo suo primo libro che già tutto lo contiene, inconfondibilmente. Non ancora trentenne, ma già abile giornalista, brillante ideatore di rubriche, conteso dagli editori. Aveva cominciato a scrivere anche raccontini e sapeva con chiarezza che tipo di scrittore (e poi pittore, artista, uomo di cinema) sarebbe diventato. Fame di realtà e capacità di guardare, divorare immagini e trasformarle, tradurle in spunti, sulla carta, più tardi su una tela oppure attraverso l’occhio di una cinepresa.
creato: | giovedì 7 marzo 2013 |
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modificato: | giovedì 7 marzo 2013 |