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Che cos’è la poesia

Quando lo invitavano a dare una definizione della poesia, lo scrittore argentino Jorge Luis Borges si sentiva sempre a disagio, perché ogni formula gli pareva riduttiva di fronte a quell’«enigma». Tutti noi sappiamo che cos’è la poesia, lo sappiamo così bene, diceva, «che non possiamo definirla in altre parole, proprio come non possiamo definire il gusto del caffé, il colore rosso o giallo o il significato della rabbia, dell’amore, dell’odio, dell’alba, del tramonto o l’amore per il nostro paese. Sono cose così profonde dentro di noi, che possono essere espresse solo da quei simboli comuni che tutti condividiamo. Perché mai avremmo bisogno di altre parole?».

Le parole dei poeti hanno attraversato lo spazio e il tempo. Proprio per questo il linguaggio della poesia è tanto ricco, tanto vario e complesso, che non risulta sempre immediatamente comprensibile e richiede lo studio di alcune regole e il possesso di conoscenze e competenze precise. È quello che hanno fatto i nostri Giovani Creativi: si sono costituiti in laboratorio e, magistralmente guidati dalla professoressa Lorenza Reverberi, loro insegnante di lettere e dal maestro Nidi, hanno cercato di acquisire il bagaglio tecnico indispensabile per compiere quest’ affascinante viaggio di scoperta dell’universo poetico. Non si sono limitati a smontare i testi e ad analizzarli in modo meccanico, soffermandosi solo sugli aspetti formali. Sono entrati nel testo poetico; hanno scoperto, dentro la poesia, la storia dell’uomo, la loro stessa storia. E hanno fatto poesia; con pazienza, in un lavoro artigianale protrattosi per tutto l’anno scolastico, hanno applicato nei loro versi la tecnica imparata sui testi dei grandi poeti. È stata un’operazione – in greco poièin significa fare, creare, realizzare – faticosa e complessa che ha utilizzato come materiale il senso e il suono delle parole, spesso separandoli e addirittura mettendoli in contrasto fra di loro per modificare e aumentare la capacità del testo di essere portatore di significato. Scrive Dacia Maraini: “I poeti scrivono e riscrivono. Non improvvisano. La poesia non è una specie di dote sovrumana a cui ci si affida ciecamente. Certo ci vuole talento linguistico e visionario per cominciare, ma poi la professionalità bisogna costruirsela con l’esercizio e la consapevolezza. È quanto abbiamo cercato di fare lavorando con “I Giovani Creativi”.

Remigio Galli

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creato:giovedì 4 giugno 2009
modificato:venerdì 22 gennaio 2010