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MONDO PICCOLO
Da un pezzo, forse da sempre ho in testa un grosso prete e un grosso contadino della bassa parmense: su questi due personaggi ho scritto sul “Corriere della Sera”. Dato il clima politico di questo periodo non hanno Inoltre nel 1946 non hanno ancora l'aria adatta per vivere. Li porterò con me in campo di concentramento quando verrò catturato. (Guareschi A. e C., Chi sogna nuovi gerani?, op. cit., p. 208)
Siamo alla vigilia del referendum. Pubblica su “Candido” a puntate il “Gazzettino di Raccapezza”. C’è un arciprete, don Patirai, che vorrebbe essere il suo pretone. C’è Peppone – detto Lenin – il fabbro comunista che vorrebbe essere il suo contadino capopopolo. Ma dopo quattro puntate tronca tutto: i due personaggi non assomigliano assolutamente ai suoi due. Manca il cuore a tutti e due. Inoltre nel 1946 non ci sono ancora due schieramenti opposti da guidare. Funzionano bene invece alcuni personaggi: il farmacista, di origine romagnola, repubblicano; il maresciallo e i carabinieri come elemento stabilizzante. E certe situazioni: il rifiuto di don Patirai di battezzare con il nome Stalingrado il figlio del Grimpa.
Tornato a Milano nell’aprile 1945, ho collaborato a un nuovo giornale intitolato “Candido”. Dopo qualche tempo la mia collaborazione fu molto apprezzata. Benché fossi allora quello che sono oggi: un indipendente, mi trovavo affondato nella politica fino al collo. Un giorno, il capo di un partito politico italiano perse il suo sangue freddo durante un discorso in cui mi trattò da “triplo idiota”! E' in quel momento che ho immaginato di opporre, con piccoli aneddoti, don Camillo, il piccolo parroco di campagna, e Peppone, il sindaco del paese. (Le Petit Monde de Don Camillo. Giovanni Guareschi, Club de la Femme, Paris, 1961)
Io la ricordo l’antivigilia del Natale del 1946. A causa delle feste bisognava finire il lavoro prima del solito. Allora oltre a compilare “Candido” scrivo dei raccontini per “Oggi”, e così quell’antivigilia mi trovai come al solito nei guai fino agli occhi: era già sera e non avevo ancora scritto il pezzo che mancava per completare l’ultima pagina del mio giornale. Ero appena riuscito a scrivere, quel pomeriggio, il pezzetto per l’altro settimanale, e già il pezzetto era stato composto e messo in pagina. Allora faccio cavar fuori il pezzetto dall’ “Oggi”, e lo feci ricomporre in carattere più grosso e lo buttai dentro il “Candido”. «Sia come Dio vuole!» esclamai. E Dio voleva proprio che succedesse quello che è successo. Se io avessi preparato il mio lavoro in tempo don Camillo, Peppone e tutta l’altra mercanzia di Mondo piccolo sarebbero nati e morti l’antivigilia del Natale 1946. Infatti, il primissimo racconto di Mondo piccolo era il raccontino che io avevo destinato all’altro settimanale. E che, se fosse uscito in quella sede, sarebbe finito lì, come tutti gli altri raccontini, e non avrebbe avuto nessun seguito. Invece appena l’ebbi pubblicato sul “Candido”, mi arrivarono tante e poi tante lettere dai miei ventiquattro lettori, che io scrissi un secondo episodio del grosso prete e del grosso sindaco rosso della Bassa. E, così, scherzando scherzando, due ore fa io ho consegnato (all’ultimissimo momento) la duecentesima puntata di Mondo piccolo. Così vi ho detto, amici miei, come sono nati il mio pretone e il mio grosso sindaco della Bassa. (Guareschi G., Don Camillo e il suo gregge, Rizzoli, Milano, 1953, p. XII e sgg.)
In Guareschi l’esigenza di raccontare della vita e delle persone comuni è fortemente sentita, fin dagli esordi come cronista alla “Gazzetta di Parma”. Nel corso degli anni trenta concentra la sua produzione letteraria sul filone dell’umorismo surreale, vicino allo spirito edonistico e all’ambiente del il ritorno in un’Italia distrutta e in preda a una lotta fratricida lo inducono a trasformare lo stile e la funzione delle sue opere. Passa dal romanzo d’intrattenimento a forme più popolari, semplici e comunicative: il diario, la favola, la novella. Guareschi scende personalmente in campo con l’intento di agire sul sociale attraverso la satira e l’utilizzo dei diversi mezzi di comunicazione. In questo contesto, e a ridosso delle cruciali elezioni del 1948, nascono e si sviluppano le storie del Mondo piccolo. Questi racconti mostrano da subito, visto il loro ampio successo, di essere un utile strumento di comunicazione e un veicolo semplice ed efficace per raggiungere le diverse fasce della popolazione. La pubblicazione iniziale sul “Candido” fu forse determinante per la fortuna di questi racconti: infatti, il pubblico della rivista poteva perfettamente riconoscersi negli ideali, nelle situazioni e nel linguaggio creati da Guareschi e ritrovava nelle novelle del Mondo piccolo una fonte di verità e di valori morali, al di là delle fazioni e delle ideologie. Il lungo lavoro creativo diede i suoi frutti: il successo di pubblico ottenuto, il ruolo svolto a livello socio-politico e i riconoscimenti internazionali spingono Guareschi a raccontare altre vicende del parroco e del sindaco di Mondo piccolo. L’autore tra gli anni Quaranta e Sessanta scriverà più di trecento novelle in cui racconta la vita dei personaggi e contemporaneamente analizza la situazione socio politica nazionale, trasfigurandola nelle vicende di Peppone e Don Camillo che diverranno così personaggi, famosi in tutto il mondo, ed emblemi del nostro tempo.
Trovi questo articolo e molti altri nel volume Don Camillo, Peppone e il crocifisso che parla
creato: | lunedì 30 novembre 2009 |
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modificato: | lunedì 30 novembre 2009 |