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REMO GAIBAZZI E LA SCRITTURA NELLE ARTI VISIVE
Variazioni nella ripetizione: 1979-1994
- 9788878476202
- 2022
- 240
- Varia
- Disponibile
- € 28,00
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Chi ha conosciuto Remo Gaibazzi ricorda i suoi percorsi urbani abitudinari, come un voler tracciare linee su una mappa mentale: monumenti, tetti e finestre che nella sua visione si convertono in forme pop, sempre più decontestualizzate, moltiplicate, serializzate. Dalla ripetizione modulare della sigla pop nasce uno spartito, una progressione ritmica che assume valore sintattico, il preludio – passando dal “grado zero della pittura” – all’ultimo periodo della sua produzione: la reiterazione scritta della parola “lavoro”.
Quest’ultima fase della ricerca impone di vedere le opere con sguardo duplice: il pattern del campo e il particolare del segno. A un primo sguardo complessivo dell’opera, in cui cogliamo il movimento della texture, si aggiunge un’osservazione più minuta da cui emerge il significato. Pittura e scrittura come due momenti non separati, dunque. Se da una parte la ricerca formale nasce da un’ambiguità percettiva gi. presente nel periodo immediatamente antecedente a quello della scrittura, con continue oscillazioni tra elementi opposti laddove l’attenzione dell’artista si sposta dalla forma alla superficie, dall’altra parte la teoria marxiana del valore-lavoro si fa più esplicita nel rapporto tra produzione e tempo analogamente ai meccanismi retributivi: già in passato Gaibazzi calcolava il valore economico dell’opera in base al tempo impiegato alla sua realizzazione. Difficile collocare quest’ultimo periodo all’interno di una corrente: affine per certi versi al Concettuale per la manipolazione metalinguistica dei materiali o alla Poesia Visiva per l’uso reiterato della parola, tuttavia il centro della ricerca non è assimilabile pienamente a queste esperienze. Ma questo non significa che non ci sia relazione, confronto o dialogo con altri artisti che usano la scrittura come mezzo visivo, per l’utilizzo sia formale, sia politico della parola.
Nell’operazione gestuale reiterata della scrittura su una superficie, Gaibazzi si riappropria del “valore” in rapporto al lavoro e al tempo, secondo lo schema per cui la parola definisce la “cosa”, mentre il lavoro la trasforma e la riproduce nel tempo, inteso come un elemento che si concretizza nell’incidenza tra la “cosa” e il lavoro. In questo modo si genera una energia, una “forza” che normalmente nella nostra società viene alienata dal soggetto per essere ricapitalizzata.
In queste opere di Gaibazzi la parola “lavoro”, scritta e ripetuta come un unico flusso, sembra quasi perdere la sua semantica, si trasforma in un arabesco astratto, un reticolo sinuoso che percorre il campo come un’emissione energetica vitale che viene sottratta alle logiche di mercato.
Con questa mostra si porta a compimento un percorso che, dopo la grande esposizione dello CSAC del 1996, ha inteso monitorare l’intera produzione dell’artista e che, iniziato nel 2002 con La città di Gaibazzi, esposizione a Palazzo Pigorini e presso la sede dell’Associazione Gaibazzi, proseguito nel 2006 con Il grado zero della pittura (sede dell’Associazione e Galleria Niccoli), Spazio architettonico e spazio figurativo nella pittura di Remo Gaibazzi (sede dell’Associazione, 2011) e infine Per nulla (sede dell’Associazione, 2012). Inoltre si intende chiarire il rapporto tra Gaibazzi e altri artisti che negli stessi anni lavorano su temi e ricerche affini, stabilendone assonanze e differenze, per poter ricontestualizzare storicamente la figura del nostro autore in una cornice culturale più estesa.
Dalla Presentazione di Andrea Piazza
Presidente dell’Associazione Remo Gaibazzi
creato: | venerdì 20 maggio 2022 |
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modificato: | venerdì 20 maggio 2022 |