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libri

PARMA IN CARTOLINA

Un viaggio per la città (1900 - 1944)

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La fortuna commerciale delle cartoline illustrate produsse a fine Ottocento un collezionismo “borghese” e, di riflesso, una nuova produzione di macchine fotografiche atte alla ripresa di queste piccole e popolari immagini. Nello stesso periodo in cui prendeva piede tale “rivoluzione cartofila” il Touring Club Italiano sollecitava i propri aderenti, dalle colonne del periodico del sodalizio, a percorrere l’Italia fotografando monumenti, processioni, riti, costumi etc. tanto da propagandare la vendita di un apparecchio fotografico che si poteva montare sul manubrio di un velocipede. La rappresentazione del luogo o del momento pittoresco conferiscono alla cartolina il valore di memoria documentaria con la possibilità di scoprire, a distanza di tempo, par- ticolari che forse lo stesso fotografo non aveva notato. In questo contesto, significativo diventa l’uso della cartolina come documento per lo studio dell’arredo urbano.

Le rappresentazioni di una città attraverso le cartoline – quelle utilizzate per il presente lavoro provengono dalla collezione Bonomini che vanta oltre tremila esemplari – hanno un ruolo privilegiato di simbologia vedutistica; in altre parole presentano dei segnali paesistici ed architettonici isolati dal contesto urbano ed adoperati per ricordare la citta di cui fanno parte, vale a dire evocano un’idea della città attraverso una sua porzione. Se la conformazione pianeggiante nelle vedute disegnate a volo d’uccello permetteva una visione panoramica d’insieme, con le cartoline la raffigurazione della città viene a concretarsi con le immagini – nel caso di Parma – del Duomo/Battistero o della Piazza Grande (Garibaldi), della Stazione, del Giardino e del Teatro Regio quale sintesi dell’intero agglomerato urbano. Saranno questi i topos che – attraverso i più disparati canali – perpetueranno l’immagine di un luogo e che per lungo tempo percorreranno l’intera penisola quale apparato decorativo di stazioni e vagoni ferroviari. La cartolina rappresenta quindi lo strumento atto a costruire la fortuna dell’immagine di una città attraverso la frequenza della sua produzione. Per quanto concerne Piazza Garibaldi lo stereotipo prende avvio con le vedute del Grand Tour per proseguire poi con le vues d’optique prodotte dai Remondini di Bassano e giungere infine alle decine di cartoline con quel soggetto. Da ultimo, se è vero che ogni fenomeno commerciale è determinato dalla richiesta di un committente, allora il turista che acquista una cartolina vuole rivivere le impressioni e le emozioni di un viaggio, e conservare una memoria indelebile dei luoghi visitati come avviene nella poesia di Walt Whitman Il viaggio per le città Una volta passai per una città popolosa imprimendomi nel cervello per uso futuro vetrine, architetture, tradizioni e costumi, [...] Questo piccolo cartoncino – ormai oggi soppiantato da altri forse meno suggestivi mezzi di comunicazione – serviva, oltre a trasmettere il ricordo di un viaggio a chi restava a casa o a riprodurre la fotografia del luogo in cui risiedeva il mittente, a preparare incontri importanti, a veicolare segreti. Infine, a tenere legati i soldati con le retrovie – come accadde spesso durante la Prima Guerra Mondiale –, a far propaganda politica, pubblicità, e anche a inviare l’“ultimo” messaggio, come fece Hemingway, poco prima di suicidarsi, quando spedì ad un amico una cartolina che recitava: “Comunque ce la siamo proprio spassata!”.

Dalla prefazione di Umberto Bonomini e Roberto Spocci

Proprietà dell'articolo
creato:mercoledì 15 dicembre 2010
modificato:mercoledì 15 dicembre 2010